lunedì 31 marzo 2014

UN SOGNO IN PUNTA DI PENNA: LO SPECCHIO NELLO SPECCHIO DI MICHAEL ENDE

Che cosa accade di un sogno, quando colui che lo sogna si desta? Finisce nel nulla? Non esiste più? Ma io voglio uscire di qua…sul serio! Non voglio più sognare di esserci. Non voglio neppure farmi sognare chissà da chi. O forse non facciamo altro che sognarci a vicenda? Un intreccio di sogni, un groviglio senza confini, senza fondo? Siamo tutti un unico sogno che nessuno sta sognando?

Lo specchio nello specchio di Michael Ende (edito per la prima volta nel 1984 e pubblicato in Italia dalla Teadue giungendo nel 2009 alla sua ottava edizione) è un libro strano: l’autore intesse, con straordinaria perizia narrativa, trenta racconti onirici, privi di titolo e legati l’un l’altro da un impalpabile ed enigmatico fil rouge.
Quella tratteggiata da Ende è  una dimensione parallela e simbolico-allegorica, si tratta tuttavia di simboli e allegorie, che hanno l’intrinseca necessità di essere riempite di significato dal lettore, ma che talvolta rimangono vuote come magnetici buchi neri.
La dimensione del sogno è amplificata da quella del labirinto: “soltanto chi lascia il labirinto può essere felice ma soltanto chi è felice può uscirne”,  si legge nel secondo racconto,  Lo specchio nello specchio  è infatti un labirinto di parole e di immagini che imprigiona i suoi surreali protagonisti insieme ai lettori che decidono di confrontarsi con le loro vicende, ricercando un senso che talvolta credono di afferrare, ma che rimane denso ed oscuro, fino all’ultima parola di questo enigmatico crogiuolo di  storie.
Non resta che arrendersi a questo insolito ginepraio in cui suggestioni classiche e motivi religiosi si incontrano e si scontrano con il senso dell’inconoscibile e del tempo che passa, in un amalgama surreale e visionario che trae la sua linfa anche dalle opere del padre di Ende, il pittore surrealista Edgar (a cui del resto questa raccolta è dedicata) quasi a voler essere una sorta di trasposizione verbale dei suoi quadri.
Tuttavia questo senso di impotenza e di apparente inutilità davanti a delle vicende incomprensibili lascia perplessi, il lettore deve diventare una sorta di specchio in cui queste storie si riflettono e rimbalzano nella loro cangiante enigmaticità, si trova infatti davanti a un affresco di parole in cui agiscono creature mostruose eppure latrici di una straordinaria e misteriosa armonia, si verificano avvenimenti apparentemente privi di senso, i personaggi sono risucchiati in spazi indefiniti e luoghi infiniti ed ogni cognizione spaziotemporale è definitivamente perduta.
Questa dimensione parallela, labirintica ed inquietante coincide inaspettatamente con la nostra realtà, come attestano le parole della misteriosa ragazza dell’ultimo racconto:

“Crede davvero che il mondo qui fuori non appartenga già al labirinto? L’esistenza di questa porta fa sì che non ci siano più un davanti e un dietro. Anche questo mondo non è altro che uno dei tanti mondi che lei ha sognato e sognerà ancora.”

Certamente Lo specchio nello specchio  non è un libro piacevole, è piuttosto una lettura faticosa e inquietante. Michael Ende ha abbandonato il regno di Fantàsia della sua  Storia Infinita e la città senza nome di Momo e dei Signori grigi per calarsi in una realtà surreale ed indecifrabile, ha scelto di affrontare una strada diversa e più matura rispetto a quella percorsa con i suoi romanzi più famosi e suggestivi; una strada difficile e tortuosa, un labirinto senza uscita…
Il singolare fascino di questo tipo di  scrittura così sinistro e inquietante non rende tuttavia  Lo specchio nello specchio un libro indimenticabile: alcuni  racconti rimangono impressi nella memoria come ritratti, non privi di suggestioni musicali, come la vicenda del giovane medico e del monstum  armonioso, o ancora quella dello sposo che deve raggiungere la sua sposa attraversando una stanza infinita, e la storia dell’uomo dagli occhi di pesce; tuttavia la trama di questo dedalo di parole rimane troppo esile rispetto delle maestose allegorie che Ende è riuscito a costruire nei suoi romanzi più famosi.

Un libro da ascoltare, con cui confrontarsi con pazienza, una lettura suggestiva e uno straordinario gruppo di affreschi, che tuttavia può anche  lasciare delusi, dipende tutto dal lettore: perché  è lui che ha scelto la via del labirinto, ma ogni lettore ne rifletterà un’immagine diversa, a seconda della sua sensibilità.

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