mercoledì 7 agosto 2019

Leggere i classici: "La cognizione del dolore" di Carlo Emilio Gadda

Quella della "Cognizione del dolore" è una lettura complessa e faticosa nella sua relativa brevità. Ci vuole tempo e concentrazione per confrontarsi con Gadda.
Il suo Gonzalo è un personaggio che raccoglie molte suggestioni della letteratura di inizio 900. È certamente un inetto differente da quelli consacrati dalla letteratura nazionale e internazionale. Il suo disagio esistenziale dettato da ragioni storiche e caratteriali si traduce in un coagulo linguistico doloroso ( che del resto rispecchia il malessere dell'autore, come sarà affermato i postfazione) e baroccheggiante, una lingua grondante di arcaismi e neologismi che disegna con coloriture espressioniste luoghi e fatti fittiziamente fantastici.
 La figura della Madre, il cui nome viene indicato dall'autore, ma che è più epicamente solo MADRE, ha in sè una dolcezza e una stanchezza che appartengono a un tempo che non esiste più. La madre è altro, è la cortesia e la nobiltà del passato che sarà infatti sfigurata dal doloroso presente senza nome nella conclusione incompiuta del libro.
Un'esperienza di scrittura e di conseguente lettura umorale, condizionata senza dubbio dal clima storico nel quale è stata prodotta ( non è una mia intuizione, è un'affermazione dello stesso Gadda) affascinante nella sua durezza espressiva e compiuta nella sua irresolutezza.