mercoledì 4 novembre 2020

Olismi prosimetrici contemporanei: Lauro e Amleto


 

Letture che non t’aspetti (non è vero)

Ci sono libri che non ti aspetti, ai quali ti accosti per curiosità, scommettendo che ci troverai la fregatura, l’inganno, la magagna.

Libri che non credi possibili, i cui autori ti sembrano improbabili, improponibili, perché non rispondono ai tuoi canoni letterari. 

In realtà, che l'opera prima di Lauro De Marinis Sono io Amleto, (Rizzoli, 2019) non fosse esattamente una fregatura, me l’aspettavo. È ormai dallo scorso festival di Sanremo che seguo distrattamente ma con una certa curiosità la carriera musicale del suo autore, noto ai più  come Achille Lauro, e mi sono resa conto, dal primo ascolto di Roll’s Royce, passando per 1969, e continuando con tutto ciò che è venuto dopo, che il lavoro di Lauro, è sostenuto da una precisa e meticolosa poetica, che può essere più o meno condivisibile, ma è chiaramente riconoscibile ed è soprattutto artisticamente affascinante e ricca di riferimenti metaforici ed  evocativi.

Chiaramente il grande amore di Lauro è la musica, ma al ragazzo piace giocare con le parole, si diverte ad evocarne il potere emozionale, ne percepisce la forza iconografico e la spinge al massimo. 

Sono io Amleto è un esperimento a parer mio abbastanza ambizioso, in cui si intrecciano letterature, arti figurative e musica. Ma soprattutto, a conti fatti, è un esperimento riuscito.

 

Biografia e mito personale, due facce della stessa medaglia

L'opera prima di Achille Lauro è stata concepita e costruita dal suo autore come un percorso in cui la musica salva. Il ragazzino che racconta la sua storia di graduale redenzione verso e attraverso l’arte conosce, per sua scelta, tante forme di degradazione senza mai esserne totalmente risucchiato. 

La chiave di lettura dell’esemplarità nel negativo è relativamente difficile da adottare ed accettare, per cui almeno nella sua prima parte la vicenda del giovane Lauro va letta e interpretata come un’esperienza che varca il limite, in cui sono messi in scena il coraggio o l’incoscienza di spingere al massimo le contraddizioni della propria adolescenza che contiene in se stessa i semi di una singolare maternità.

L’esperienza bordeline di Lauro è in fondo la sublimazione di tutte le trasgressioni adolescenziali, la loro esasperazione; per questo l’adulto medio probabilmente non l’approva, ma se si immerge nella lettura, facendosi guidare dalla forza espressiva di ogni singola espressione, riesce a comprenderla (comprehendo, alla latina, non significa solo capisco, stiamo attenti) nella sua complessità.

L’autobiografia romanzata è di fatto racconto metaforico di formazione che muove dalle tonalità sfaccettate e multicolori e dall’indistinto magma delle emozioni adolescenziali fino alla loro ricomposizione e redenzione per e con l’arte.



Forme multiformi

La forma di Sono io Amleto non è quella del romanzo classico, è piuttosto un cangiante  ibrido in cui poesia, prosa e scena teatrale si innestano tra loro, e si arricchiscono di immagini e di sfondi evocativi ed esplicativi. Dare quindi una definizione di genere è praticamente impossibile, perché in ogni singola pagina quest’opera sfugge alle categorizzazioni.

Se si aggiunge anche il continuo riferimento dell’autore alle proprie canzoni, e a come sono state concepite, è ancora più evidente lo scopo della scrittura di essere complemento e chiarimento delle intenzioni musicali dell’autore, in una sorta di costruzione ad incastri in cui la musica si giustifica e si racconta, e il racconto a sua volta diventa musica.

Anche dal punto di vista grafico ogni singola pagina costituisce un’esperienza visiva oltre che conoscitiva, in cui la scelta dei caratteri di scrittura, il loro colore, il modo si alternarsi, non è lasciato al caso, ma obbedisce alla volontà di costruire un’opera da leggere e da ammirare, in una sorta di istallazione artistica perpetua e domestica, barocca e postmoderna, musicale e cartacea.

 

Bello da vedere, complesso da leggere, indispensabile complemento alla comprensione di un universo artistico  e umano sui generis, Sono io Amleto, è un’opera complessa, onirica e fascinatrice, concepita da un’anima giovane e cosmopolita, nutrita di tante suggestioni e dotata di una sensibilità fresca e visionaria, che vuole lasciare un segno in un’epoca fatta di omologazione e banalizzazione. 

Lauro non racconta solo la sua vita, la interpreta, la traduce in arte per l’arte. 

Il suo  è un parto creativo immenso e leggero. 

Un indiscutibile capolavoro contemporaneo, da vivere come tutte le opere d’arte: senza pregiudizi.