martedì 4 ottobre 2016

Didattica della letteratura italiana nella scuola secondaria di primo grado: Tra letteratura e storia della lingua italiana, un possibile approccio.L'ITALIANO IN LETTERATURA. UN DIALETTO CHE HA FATTO CARRIERA

·         ·         PRIMA DI COMINCIARE: COSA È LA LETTERATURA ITALIANA?

Nei prossimi due anni affronterai lo studio della letteratura italiana; ma cosa sarà mai questa letteratura? I poeti e gli scrittori di tutto il mondo hanno affidato alla scrittura i loro più bei pensieri, alcuni si sono persi nel tempo, altri invece si sono tramandati negli anni e nei secoli, diventando famosi, al punto da definirsi dei CLASSICI. Immagina di riunire in un'unica grande libreria tutti le opere scritte dai più grandi artisti, quelle che sono state considerate così belle e preziose da rimanere vive nei secoli regalando emozioni e riflessioni a chi le legge oggi come ieri. Concentrati  in particolare sui poeti e sugli scrittori italiani che parlano la nostra lingua e non hanno bisogno di essere tradotti, lasciando stare francesi, inglesi, russi, spagnoli, tedeschi o americani: ecco, questa è la nostra letteratura, la letteratura italiana.
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SI FA PRESTO A DIRE VOLGARE

Fino alla caduta dell'impero romano le persone importanti e colte parlavano latino, anche se, quando erano a casa, preferivano non perdere tempo dietro alle mille regole di questa antica lingua, per cui la semplificavano, per renderla più facile da parlare. Tuttavia i documenti  continuavano a essere scritti in latino, fino a che, intorno all'VIII secolo, le diverse popolazioni europee, stanche di scrivere in una maniera e parlare in un'altra, cominciarono a scrivere come si parlava. La lingua del volgo (ovvero la lingua del popolo) sostituì pian piano il latino; nei diversi stati europei, e nelle varie regioni si cominciò a parlare e a scrivere in volgare.  Di fatto vi erano moltissimi volgari; il poeta e scrittore Dante Alighieri in un importante libro dedicato alla parlata volgare solo in Italia ne contava ben quattordici!
Se possiamo definire il volgare come la lingua parlata dal popolo, possiamo anche immaginarcelo come un dialetto: in Sicilia si parlava il volgare siciliano, in Toscana quello toscano, in Emilia Romagna quello romagnolo, nelle Marche il marchigiano e così via...anzi, a voler essere più precisi, le regioni italiane (ma anche quelle spagnole e quelle francesi) prenderanno il nome dai volgari che vi si parlavano, proprio perchè, nel medioevo le venti regioni italiane ancora non esistevano. Una cosa è certa, dal momento che tutti i volgari provenivano dal latino si somigliavano un po', quindi non era così difficile capirsi, anche se ci voleva un po' di impegno a tradurre un dialetto in un altro.
Se prima furono solo i documenti ufficiali, scritti dai giudici e dai notai, ad essere redatti nei vari volgari, pian piano anche gli scrittori e i poeti (che spesso erano gli stessi notai e giudici) cominciarono ad usare il volgare per scrivere piccoli componimenti poetici. Stava nascendo la letteratura italiana, ma ancora c'era un po' di strada da fare, proprio perchè ogni poeta scriveva nel proprio volgare.
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     LA PAROLA A FRANCESCO DI ASSISI

Le prime opere in volgare che ebbero una grandissima diffusione furono le prediche, proprio quelle delle messe, perchè queste continuavano ad essere dette in latino, e bisognava spiegare al popolo cosa dicevano le scritture.
 Intorno al XII secolo insieme alle prediche cominciarono anche a diffondersi delle semplici preghiere, soprattutto in Umbria. E proprio ad Assisi, fu scritta una preghiera-poesia che ancora oggi viene considerata il primo classico della letteratura italiana: Il  CANTICO DELLE CREATURE, l'autore di questa delicata ed emozionante poesia è Francesco,  ovvero San Francesco d'Assisi, il fondatore dell'ordine dei francescani, nonché santo patrono d'Italia.

·         UN SOLO VOLGARE PER L'ITALIA DEGLI SCRITTORI E DEI POETI

Francesco, di fatto, parlava e scriveva in volgare umbro, e, almeno fino al XIII secolo ogni poeta avrebbe espresso le sue emozioni nel proprio volgare. Tuttavia un argomento accomunava tutti i poeti e scrittori dell'epoca: desideravano parlare e scrivere d'amore. L'amore era un motivo di moda in tutta Europa, soprattutto in Francia e nel Sacro Romano Impero,  e quando  re Federico II di Svevia, si trasferì dalla Germania a Palermo, fondandovi la sua corte, si circondò di poeti che volevano scrivere d'amore, dando origine una vera e propria scuola di poesia: la SCUOLA SICILIANA, della quale facevano parte personaggi molto famosi all'epoca: Jacopo da Lentini, Pier delle Vigne, Cielo d'Alcamo. Questi poeti cantavano l'amore paragonando le donne ai feudatari e i loro innamorati ai vassalli, pronti a tutto per loro e per un loro cenno.
Quando, circa un secolo dopo, esattamente tra la fine del 1200 e l'inizio del 1300, Dante Alighieri si imbattè nelle opere dei poeti siciliani ne rimase folgorato: le trovava bellissime, solo che, per capirle pienamente aveva la necessità di tradurle dal volgare siciliano a quello toscano, Dante infatti era fiorentino.
Era anche un po' dubbioso rispetto al significato che i poeti siciliani attribuivano alla donna e all'amore: per lui e per il suo maestro Guido Guinizzelli, la donna non è simile a un signore feudale, ma è  un vero e proprio angelo del paradiso, che suscita nell'uomo che la ama sentimenti di perfezione e lo avvicina a Dio!
Questi due aspetti problematici della Scuola siciliana dovevano essere superati e risolti, e dal momento che Dante era un tipo in gamba, si diede da fare in tal senso.
In primo luogo, fece sì che la traduzione in volgare toscano dei poeti siciliani diventasse quella ufficiale, facendo letteralmente sparire i componimenti in lingua originale siciliana. Dopo di che scrisse  degli importanti trattati, in cui spiegò per filo e per segno come si doveva scrivere in volgare, ipotizzando la nascita in un volgare che fosse
  •  illustre ovvero importante
  •  cardinale, con delle basi tali grammaticali e linguistiche da superare tutti gli altri volgari e diventare il loro cardine, ovvero il loro punto di riferimento
  •   regale perchè se ci fosse stato un re d'Italia avrebbe usato quella lingua alla sua corte
  • curiale perchè doveva essere degno di essere parlato anche in luoghi importanti come le chiese e i tribunali.
Questo fantomatico volgare però somigliava tantissimo a quello  fiorentino!
Dante di fatto proclamava e giustificava con validissime motivazioni la superiorità del toscano e del fiorentino rispetto a tutti gli altri volgari, e per consacrarlo ancora di più spiegò dettagliatamente come dovevano essere scritte le poesie d'amore, e diede un nome alla sua maniera di scrittura e a quella dei suoi seguaci: il DOLCE STIL NOVO. Questo dolce e nuovo stile di scrittura trasformava quindi le donne in angeli, e contrapponeva il volgare toscano, elegante e leggiadro, a quello siciliano, aspro e difficile.
Il dolce stile di Dante e dei suoi amici fece così tanto tendenza che ebbe anche dei poeti che vi si opponevano, scegliendo di raccontare l'amore con una vena comica e realistica, e anche un po' aggressiva. il più famoso di essi fu Cecco Angiolieri, che conosceva Dante molto bene, ma anche il buon Alighieri si divertì a scrivere poesie provocatorie e un po' ingiuriose.
Ancora oggi Francesco e i poeti della Scuola Siciliana sono considerati gli iniziatori della letteratura italiana, ma Dante Alighieri, con la sua audacia e genialità  ne è considerato il  vero padre, nonchè l'inventore dell'italiano, una lingua che, modellata dal grandissimo poeta usando come base il dialetto di Firenze,  spiegata in tutte le sue sfaccettature nei trattati di Dante, scritti sia in latino che in volgare, sarà consacrata a lingua letteraria nazionale soprattutto grazie alla sua più grande e maestosa opera: LA DIVINA COMMEDIA.
Ecco perchè ancora oggi non possiamo fare a meno di notare che l'italiano non è altro che un dialetto come gli altri (il fiorentino appunto) ma un dialetto che, "con i giusti agganci", ha fatto carriera, diventando la lingua di tutti.
Letizia Magro