giovedì 11 dicembre 2014

Diario di bordo del Patatè del 7 dicembre 2014 - In tutte le migliori famiglie...

In tutte le migliori famiglie si instaurano dei momenti di riflessione, per cercare di analizzare quali sono i punti deboli del percorso che si sta affrontando, e impegnarsi per migliorare o modificare le strategie che si sono adottate, e che forse, sono risultate poco efficaci...
Sembra un discorso ospedaliero, ma la verità è che è un po' difficile metaforizzare cosa è successo nella seconda riunione del Patatè, avvenuta lo scorso 7 dicembre...qualche defezione giustificata (il 7 dicembre è pur sempre vigilia di festa...), qualche promessa non mantenuta, qualche faccia nuova interrogativa e incuriosita...e un serpeggiante sussurrio, che palesava un piccolo doloroso fallimento: quasi nessuno aveva letto il suo classico... Gli elementi c'erano tutti per smontare baracche e burattini e tornare indietro, al porto dal quale questa piccola avventura è cominciata...ma sarebbe stato uno sbaglio: meglio sedersi tutti attorno ad un tavolo e porci delle domande, rischiando di andare un po' fuori tema, ma cercando di chiarirci le idee sul perchè di quello che, fino a questo momento, potrebbe sembrare "un fiasco".
Di fatto abbiamo divagato, e parecchio, complici anche le new entry incuriosite dalla nostra iniziativa; abbiamo fantasticato colorando i nostri interrogativi di "Se", di "Forse" e di "Ma", ma poi abbiamo magicamente ritrovato la nostra bussola ponendoci forse la più scontata ma anche la più necessaria delle domande: "Perché i classici che avevamo proposto, brevi e non particolarmente impegnativi, non sono stati letti o riletti dai presenti? Perché ci siamo bloccati davanti alle loro vetuste e affascinanti pagine?"
È venuta fori una piccola grande verità, che era in fondo quella che speravamo di scardinare: queste pagine fanno un po' paura, la parola classico fa un po' paura, quasi fosse sinonimo di auctoritas sulla quale non si ha il diritto di divagare e di sognare, perchè quelle pagine sono state indagate, scandagliate, interpretate e quasi denudate da critici su critici, per cui il nostro pensiero e più ininfluente di una goccia d'acqua che scivola isolata nel mare.
Fuori dalla scuola e dall'accademia il classico non serve a nulla, su di lui è stato detto e scritto tutto, e quel TUTTO, sintetizzato nei manuali di scuola o peggio nei deliri di qualche accademico,  per una persona di cultura media è servito per farsi interrogare o per svolgere un esame durante la sua carriera scolastica.
È vero, il classico non serve a nulla, non ha una funzione pratica, e questa sua presunta inutilità è stata duramente accentuata dal sistema scolastico e accademico. Perché scuola ed università sono fatte da esseri umani, e gli esseri umani talvolta smarriscono il senso della bellezza perdendosi dietro al nozionismo altrui...eppure quella bellezza è sempre là, e basta poco per riappropriarsene: una lettura ingenua e senza pregiudizi, che metta al centro le emozioni che suscita un libro hic et nunc...senza pensare che quelle pagine le ha scritte Kafka, Puskin o Voltaire. Ci piacerebbe che succedesse questo, non pretendiamo di fare i professori o i critici accademici... vogliamo essere liberi pensatori che in queste prime tappe del nostro viaggio, riscoprono senza vincoli, e in un'atmosfera calda e amichevole,  alcune pagine definite classiche perché hanno superato le barriere del tempo, racchiudendo in sè stesse delle emozioni infinite e sempre vive, che hanno bisogno di noi, e della nostra serena ingenuità per continuare a vibrare, e non devono cristallizzarsi nella furia intellettualoide della critica strutturata e strutturante...
Ci penseremo su, forse ci inventeremo una gara...ma non molleremo...questa pagina del diario di bordo non sarà quindi l'ultima del nostro viaggio, che non è certamente semplice...ma che vuole approdare a qualcosa di bello...
Alla prossima amici!

L.M.