domenica 6 luglio 2014

SUL SIGNORE DEGLI ANELLI (Alcuni buoni motivi per leggere il libro di J. R. R. Tolkien pur avendo visto la trilogia di Peter Jackson)



Decidere di leggere  Il Signore degli anelli  dopo aver visto e rivisto la trilogia di Peter Jackson, potrebbe essere giudicata una scelta ridondante nonché faticosa, vista la ponderosità del capolavoro letterario di J.R. R.Tolkien.
Dopotutto l'opera cinematografica ci ha regalato una riduzione filologicamente attendibile (ovvero, un'interpretazione comunque personale) dei tre libri, gli effetti speciali hanno permesso agli spettatori di vivere esperienze che sarebbero rimaste appannaggio della loro pura immaginazione,  gli attori hanno dato il loro corpo e il loro sangue ai personaggi, facendoli agire, soffrire e gioire insieme a noi attraverso il medium del grande schermo. Il Signore degli anelli è quindi un romanzo diventato una sceneggiatura che  ha aperto la strada a tanti altri romanzi-copioni di genere affine i quali, appena pubblicati, sono diventati dei film  o delle serie fantasy.
Tuttavia si arriva subito a una chiave di volta: Molti racconti fantasy hanno avuto appena il tempo di essere pubblicati e sono stati trasformati in un prodotto visivo e commerciale, è quello che è successo anche ai romanzi di Harry Potter, sebbene in tal caso l'intento della saga letteraria fosse squisitamente educativo, e questo elemento si è riversato anche nei film ispirati al maghetto. La letteratura fantasy contemporanea è insomma un prodotto che aspira alla riduzione cinematografica essendo carica di creature sempre più strane e bisognose di effetti speciali sempre più raffinati  per prendere vita.
 Il Signore degli anelli  è stato concepito più di sessant'anni fa, ed è innanzitutto una sapiente costruzione letteraria che interseca tra loro  temi fiabeschi, motivi ispirati alle saghe nordiche e valori esemplari dell'epica classica, cuciti con acribia filologica, geografica  e storiografica tale da permettere all'autore di inventare e rappresentare con realistica puntualità  luoghi, ere e linguaggi. Questo è forse l'elemento meno interessante per il pubblico di massa, ma è tuttavia  inconfutabile  il fascino che emana nei lettori più attenti e bendisposti: mappe, alfabeti, pronunce, periodi storici ed alberi genealogici inesistenti eppure documentati e ricostruiti in accurate cronologie in appendice ai tre (ovvero sei) libri di questa saga il quale scopo è chiaramente quello di una manzoniana verosimiglianza alla rovescia: i farri appartenenti alla dimensione fantastica  diventano  più reali della realtà stessa anche in forza dei fanta-documenti che ne danno testimonianza.
La dimensione epica del racconto è certamente quella che si coglie meglio attraverso la lettura  del Signore degli anelli: il valore del canto e delle storie è più volte riaffermato nelle pagine del romanzo di Tolkien, Gli Ent elencano i nomi delle creature della terra di mezzo per mezzo di lunghi poemi, il gioioso personaggio, unicamente letterario e senza tempo, di Tom Bombadil, vive cantando e ridendo, insensibile alla seduzione di qualsiasi forma di male,  Bilbo è un compositore di canzoni, e ha scritto  il libro delle sue avventure che sarà continuato da Frodo e portato a compimento da Sam, e ogni creatura della terra di mezzo vive di racconti e di canti istoriati che conservano e celebrano vicende passate e presenti. Tutti appartengono ad una storia e le grandi storie non hanno mai fine; sono riflessioni del saggio Sam che rimbalzano anche sulle labbra di Frodo e Pipino, e il canto scioglie le tensioni e sublima le sofferenze nel sorriso.
Quel sorriso, che insieme alla risata pura e schietta, si oppone al male e lo sconfigge, umanizzazione della luce che si oppone alle tenebre: il suono, singolare in un campo di battaglia, della risata di Eowyn davanti al Re Stregone poco prima di sconfiggerlo ne è un chiaro esempio, come anche lo sono le risate di Merry e Pipino davanti alle rovine di Isengard quando si riuniscono finalmente ai membri della compagnia dell' Anello, e ancora è la risata di Gandalf  a rianimare  Sam e a provocare il suo pianto liberatorio (seguito anch'esso da una risata) quando si risveglia al termine della sua avventura e si rende conto di non aver sognato ma di essere riuscito nella sua impresa insieme all'amico Frodo.
Anche l'esemplarità dei personaggi è più marcata nelle pagine del Signore degli anelli rispetto al film: tutti gli  Hobbit sono “dolci come il miele e resistenti come le radici di alberi secolari”, sebbene poi ciascuno mostri delle sfumature caratteriali e comportamentali proprie (Sam è il saggio coraggioso, Frodo è la vittima sacrificale incompresa, Merry e Pipino sono degli Hobbit combattenti);  Aragorn è l'impavido e salvifico re  "amato dal mondo" che in un certo senso si oppone prima a Boromir l'impetuoso e poi al fratello di lui Faramir, il quale è invece un personaggio riflessivo, sensibile e coraggioso; Gandalf è il sapiente cercatore, Gimli e Legolas sono gli amici che si completano nonostante le differenze che li caratterizzano; Arwen è la Stella del vespro che si contrappone alla luce del mattino di Galabriel;  Eowyn è la donna guerriera che soffre ama e combatte; lo stesso Gollum è una creatura divisa a metà vittima dell'anello, memore del passato sereno di Smaegol, alter ego esasperato di Frodo.
Questi sono solo alcuni degli elementi esemplari del romanzo che i film cercano di trasmettere ma che perdono molto nella resa visiva. Leggere  Il Signore degli anelli  essendo già a conoscenza della sua trama cinematografica permette innanzitutto di recuperare questi aspetti e di scoprire  delle sottili trame  che la celluloide ha dovuto necessariamente bandire ma che sono delle portatrici di significati profondi e degni di essere riscoperti proprio attraverso la lettura: la lotta tra il bene è il male è anche lotta tra le diverse forme di male, quello assoluto e quello più umano che non possono affatto conciliarsi; il motivo della quête (ricerca) e del nostos ( il viaggio di ritorno) si intrecciano indissolubilmente con il polemos (la guerra) che continua oltre la missione dell'anello per la pacificazione della Contea.
La lettura permette inoltre di dare il nostro sangue ai personaggi e di farli rivivere secondo la nostra personale prospettiva, e l'epos tolkieniano si presta ad essere interiorizzato e rivissuto dal lettore attivando la sua naturale empàtheia immaginativa.
"Le grandi storie non conoscono fine", perchè gli scrittori hanno profuso in esse la loro sapienza costruttiva ed emozionale ma anche perchè i lettori hanno la facoltà di non farle morire. Non è un caso che il piccolo Bastian, protagonista della trasposizione cinematografica di un altro grandissimo romanzo fantasy portatore di diversi livelli di significato qual è La storia infinita  di Michael Ende, citi tra i romanzi che ha letto proprio Il Signore degli anelli,  è infatti anch'esso una storia infinita, a livello narrativo, interpretativo, ed esperienziale: il lettore  può tornare indietro e rileggere una pagina cogliendone molteplici significati, se ne possono apprezzare le vibrazioni  liriche e i chiaroscuri  in versi e in prosa che si fondono con la narrazione, e ogni vicenda, nella sua verosimiglianza capovolta può sovrapporsi alla nostra storia personale e sociale e  alle storie di tutti i tempi.
Un ultimo valido motivo per leggere Il Signore degli anelli  è senz'altro la sua inconfutabile bellezza, che ne fa un classico, e che svelandosi pagina dopo pagina, vince gli indugi suscitati nei lettori dallo spessore delle sue pagine, ed emoziona con le descrizioni che indugiano nei particolari e i paragoni pittorici di un tipo di scrittura che oggi sembra non esistere più, ma che continua a far vibrare e a tenere desti gli animi.