martedì 11 gennaio 2022

Tra storia e introspezione, il romanzo di Publio Clodio

 



Quando, qualche mese fa, sono stata contattata dalla pagina di Instagram IlprofessorX che mi offriva la possibilità di leggere una storia tutta romana conservata nei miei ricordi di studentessa universitaria e reiterata negli anni attraverso la lettura di alcune fonti latine, non mi sono ovviamente tirata indietro.

Il periodo storico ed il personaggio indagati da G.Middei  nel suo romanzo d'esordio Clodio (Navarra editore 2021)  sono a dir poco complicati, considerando che bisogna sempre fare i conti con le interpretazioni storiografiche latine orientate alla celebrazione dei difensori della Respublica degli optimates e in generale alla difesa di tutto ciò che non fosse perturbante per lo Stato Romano ( storiografia della classe dominante).

Detto ciò quella lanciata da Middei è una vera e propria  sfida narrativa che intreccia con buona perizia due tipologie di romanzo: quello tipicamente storico e quello psicologico e introspettivo dai risvolti filosofici.

Ambienti e attori sono ritratti con grande precisione iconografica: il teatro delle azioni e quello delle anime dei personaggi si intrecciano in una climax ascendente e indagatoria che, narrando e indagando il punto di vista di Clodio, appartenente alla nobile famiglia dei Claudii ma tacciato di incapacità dal padre in punto di morte[1], si pone in posizione alternativa rispetto a quello dominante della Respublica romanorun.

Clodio non è un romanzo semplice, non tanto per la sua distanza temporale dalla nostra contingenza, presto diminuita dalle  attualissime determinazioni del protagonista che cerca con ogni mezzo si sconfessare la propria supposta inettitudine sociale, quanto piuttosto per la sua  ricchezza indagatoria che può  essere superficialmente  scambiata per prolissità ma ne è l'autentica cifra.

I naturali squilibri che possono verificarsi  tra vero e verosimile, tra mondo e anime dei personaggi diventano preziose immagini narrative che ridisegnano il complesso periodo della Roma dei triumviri e di Cicerone, riconsegnandola anche ai suoi attori non protagonisti e facendola rivivere davanti agli occhi del lettore.

Clodio è indagato ed agito il tutte le sfaccettature della sua anima: emerge un personaggio chiaroscurale dalle idee innovative che rimane incompreso dalla storia dei dominatori, ma che non  merita di contro la nostra esecratio

Insieme a lui la figura quasi speculare della moglie Fulvia[2], nella quale si si rifrangono le sue fragilità e violente debolezze di uomo, e che riflette, completa e giudica nella complessità fragile della sua anima di domina quella tormentata del suo compagno.

Quella di Clodio è  senza dubbio una  complessità narrativa e riflessiva che, ad un'attenta lettura,  va oltre  la sua epoca e si tinge di un' universalità senza tempo.

 

 



[1] Antenato ante litteram degli inetti decadenti.

[2] Passata alla storia come la moglie di Marco Antonio, sposato addirittura in terze nozze, ma che fu sposata con Clodio per oltre dieci anni, fino al suo assassinio.