lunedì 13 dicembre 2021

MERAVIGLIOSI GIRI DI PAROLE: LE AVVENTURE CARTACEE DI FIRMINO, UN TOPO DI BIBLIOTECA

La mia storia con Firmino è iniziata nel lontano ottobre del 2008. Acquistai una copia  del romanzo si Sam Savage (Einaudi, Stile libero big, 2008)  in una libreria di Torino, incuriosita dal delicato e ironico disegno in bianco e nero della copertina e da qualche sinossi sbocconcellata qua e là.

Ricordo la profonda sensazione di piacere nel liberare lo smilzo volumetto dal cellophane, e ne ho ricordato a lungo le prime venti pagine oltre le quali, in quello specifico periodo della mia vita, non riuscii ad andare...

Il primo marzo del 2009 sono ritornata a Palermo per iniziare la mia vita di dottoranda in italianistica, ma Firmino non è venuto insieme a me: l'ho affidato  alla persona che è  stata, per me, la più  cara di quel periodo.  Non sono però più riuscita a procurarmene un'altra copia, pur desiderando continuarne la lettura...

Il mese scorso, curiosando tra gli scaffali dei libri usati della libreria europa, mi è finito tra le mani un altro Firmino, un libro che qualcuno non aveva voluto più e aveva appunto affidato alla libreria. Ovviamente non ci ho pensato due volte e l'ho immediatamente acquistato.

Riprendere la lettura di Firmino, dopo tredici anni, è stato emozionante, perché ho avuto quasi l'impressione che questo libro non si fosse dimenticato di me, e mi avesse voluto dare una possibilità di lettura più matura e consapevole.

Firmino è  letteralmente un topo di biblioteca che  scrive la propria autobiografia raccontando la sua singolare vita di lettore, fantasioso creatore di mondi, timido e cogitabondo epigono di un universo che si sgretola davanti ai suoi occhi di roditore. La  storia di questo animaletto fuori dal comune ( scherzo della natura) fortemente caratterizzata da toni dark, entra nel cuore del lettore per la sua assurda credibilità e la sua profonda leggerezza. Firmino è  un ratto ma è anche un lettore finissimo costretto all'introversione dal suo aspetto animalesco, ed è l'antitopo per eccellenza, prigioniero di una tragica, straniante, umanità tanto diversa da quella che vediamo ostentata nei suoi colleghi roditori umanizzati. Aver letto Firmino nella sua interezza ben tredici anni dopo la sua pubblicazione mi ha certamente permesso di percepire la natura universale e senza tempo del suo messaggio che per certi versi ha ben poco di edificante nella sua indiscutibile forza poetica.

Firmino è un topo che diventa topos letterario della letterarietà e della figura dell'intellettuale letterato che vive una condizione di profondo scollamento dalla realtà, letta attraverso la mediazione dei libri, cibo reale e metaforico del nostro ratto.

In ultima analisi anche Firmino è un libro che ha fatto un giro meraviglioso e ha silenziosamente rinsaldato un'amicizia che dura da tredici anni. Nello scatto che ho proposto l'edizione di sinistra è quella comprata a Torino, fotografata dalla mia cara amica nella sua dimora di Massa Lubrense, quella di destra è invece la copia che ho adottato qualche settimana fa. 

Due libri cartacei, un unico testo, una meravigliosa vicenda di carta e di narrazione.