giovedì 23 agosto 2012

  

I diversi stili di lettura: lettura accademica o lettura-studio


Una maniera di leggere dal nome altisonante, ma  che è in realtà particolarmente diffusa, seppur in forme che sono  più o meno evolute, a seconda del grado d’istruzione di chi sta leggendo.
Solitamente la lettura accademica si presenta come una necessità: io leggo un testo  perché devo studiarlo (ad esclusione, logicamente di chi fa della lettura un lavoro, in tal caso il lettore VUOLE studiare uno specifico argomento) questo significa che mi concentro su aspetti diversi da quelli emozionali: la lettura-studio si intraprende per acquisire dei concetti, implica un profondo esercizio dell’attenzione e maggior sforzo della memoria  che raccoglie dalle pagine le informazioni e, a seconda dei casi, le elabora in funzione di uno scopo specifico (esercitazioni, esami, interrogazioni).
Spesso la lettura accademica interessa testi poco coinvolgenti come i manuali, i quali (lo dice anche il nome) hanno uno scopo prevalentemente didattico e nozionistico, per cui lo stile di  lettura accademico appare “diverso” da qualsiasi altro  anche a causa dei supporti materiali sui quali si esplica. Ha inoltre dei tempi e delle scadenze, che fanno sì che l’aspetto coercitivo delle lettura prenda il sopravvento rispetto a quello formativo.
Tante volte, prima a scuola e poi  all’Università, ci hanno propinato poesie da imparare a memoria, testi letterari da analizzare per cercare di comprenderne lo stile, interi volumi (questo vale in particolar modo per chi ha affrontato studi umanistici) di classici da “studiare”. Ma, in questo modo, troppo occupati a scovare un enjambemant, o a cercare assonanze e consonanze tra un determinato testo e la produzione letteraria ad esso coeva,  non ci siamo fatti prendere dalla sua intrinseca bellezza e dai suoi significati, lo abbiamo soltanto studiato, ma non lo abbiamo davvero letto.
 Proviamo a rileggere, senza secondi fini, un sonetto foscoliano, un canto della Divina Commedia di Dante Alighieri, o un capitolo dei  Promessi sposi  manzoniani, immergiamoci nelle pagine di filosofi come Platone o Nietzsche godendo della forma e della sostanza, espressa  dalle loro  parole, e lasciamo che i concetti e le immagini maturino in noi, diventando uno ktema es aei (un possesso perenne, cfr. Tucidide…).  Questo vale anche per le materie meno umanistiche e più scientifiche, le nozioni non vanno solo memorizzate, vanno comprese (dal latino comprehendo = abbraccio) e interiorizzate; tanto per intenderci, non mi serve imparare a memoria un manuale di anatomia o tutto il codice civile, se poi non riesco a interpretarli, e l’interpretazione nasce sempre da una fruizione partecipata di ciò che stiamo studiando .
Solo in questo modo, la lettura accademica non sarà una semplice raccolta di nozioni da sfoggiare al momento opportuno…

P.S.  Una  lettura accademica mal fatta può diventare una lettura annoiata,  o distratta, e può avere anche degli effetti collaterali di tipo fisico: capita di frequente infatti che questo stile di lettura si accompagni  ad un bisogno compulsivo di fare altro (stare al computer o davanti la TV, fantasticare, mangiare…)
È necessario porsi delle scadenze e degli obiettivi durante i nostri studi, ma non dobbiamo neanche forzare la mano; studiare deve essere un arricchimento e non soltanto un fastidioso obbligo ingrassante… (anche se tante volte, non è facile…)

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