Che cosa accade di un sogno, quando
colui che lo sogna si desta? Finisce nel nulla? Non esiste più? Ma io voglio
uscire di qua…sul serio! Non voglio più sognare di esserci. Non voglio neppure
farmi sognare chissà da chi. O forse non facciamo altro che sognarci a vicenda?
Un intreccio di sogni, un groviglio senza confini, senza fondo? Siamo tutti un
unico sogno che nessuno sta sognando?
Lo specchio nello specchio
di Michael Ende (edito per la prima volta nel 1984 e pubblicato in Italia dalla
Teadue giungendo nel 2009 alla sua ottava edizione) è un libro strano: l’autore
intesse, con straordinaria perizia narrativa, trenta racconti onirici, privi di
titolo e legati l’un l’altro da un impalpabile ed enigmatico fil rouge.
Quella
tratteggiata da Ende è una dimensione parallela e
simbolico-allegorica, si tratta tuttavia di simboli e allegorie, che hanno l’intrinseca
necessità di essere riempite di significato dal lettore, ma che talvolta rimangono
vuote come magnetici buchi neri.
La
dimensione del sogno è amplificata da quella del labirinto: “soltanto chi lascia il labirinto può essere
felice ma soltanto chi è felice può uscirne”, si legge nel secondo racconto, Lo
specchio nello specchio è infatti un
labirinto di parole e di immagini che imprigiona i suoi surreali protagonisti insieme
ai lettori che decidono di confrontarsi con le loro vicende, ricercando un
senso che talvolta credono di afferrare, ma che rimane denso ed oscuro, fino
all’ultima parola di questo enigmatico crogiuolo di storie.
Non
resta che arrendersi a questo insolito ginepraio in cui suggestioni classiche e
motivi religiosi si incontrano e si scontrano con il senso dell’inconoscibile e
del tempo che passa, in un amalgama surreale e visionario che trae la sua linfa
anche dalle opere del padre di Ende, il pittore surrealista Edgar (a cui del
resto questa raccolta è dedicata) quasi a voler essere una sorta di
trasposizione verbale dei suoi quadri.
Tuttavia
questo senso di impotenza e di apparente inutilità davanti a delle vicende
incomprensibili lascia perplessi, il lettore deve diventare una sorta di
specchio in cui queste storie si riflettono e rimbalzano nella loro cangiante
enigmaticità, si trova infatti davanti a un affresco di parole in cui agiscono
creature mostruose eppure latrici di una straordinaria e misteriosa armonia, si
verificano avvenimenti apparentemente privi di senso, i personaggi sono
risucchiati in spazi indefiniti e luoghi infiniti ed ogni cognizione spaziotemporale
è definitivamente perduta.
Questa
dimensione parallela, labirintica ed inquietante coincide inaspettatamente con
la nostra realtà, come attestano le parole della misteriosa ragazza dell’ultimo
racconto:
“Crede davvero che il mondo qui
fuori non appartenga già al labirinto? L’esistenza di questa porta fa sì che
non ci siano più un davanti e un dietro. Anche questo mondo non è altro che uno
dei tanti mondi che lei ha sognato e sognerà ancora.”
Certamente
Lo specchio nello specchio non è un libro piacevole, è piuttosto una
lettura faticosa e inquietante. Michael Ende ha abbandonato il regno di Fantàsia
della sua Storia Infinita e la città senza nome di
Momo e dei Signori grigi per calarsi in una realtà surreale ed indecifrabile, ha
scelto di affrontare una strada diversa e più matura rispetto a quella percorsa
con i suoi romanzi più famosi e suggestivi; una strada difficile e tortuosa, un
labirinto senza uscita…
Il
singolare fascino di questo tipo di
scrittura così sinistro e inquietante non rende tuttavia Lo
specchio nello specchio un libro indimenticabile: alcuni racconti rimangono impressi nella memoria come
ritratti, non privi di suggestioni musicali, come la vicenda del giovane medico
e del monstum armonioso, o ancora quella
dello sposo che deve raggiungere la sua sposa attraversando una stanza
infinita, e la storia dell’uomo dagli occhi di pesce; tuttavia la trama di
questo dedalo di parole rimane troppo esile rispetto delle maestose allegorie
che Ende è riuscito a costruire nei suoi romanzi più famosi.
Un
libro da ascoltare, con cui confrontarsi con pazienza, una lettura suggestiva e
uno straordinario gruppo di affreschi, che tuttavia può anche lasciare delusi, dipende tutto dal lettore:
perché è lui che ha scelto la via del
labirinto, ma ogni lettore ne rifletterà un’immagine diversa, a seconda della
sua sensibilità.
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