I diversi stili di lettura: lettura accademica o lettura-studio
Una maniera di leggere dal nome altisonante, ma che è in realtà particolarmente diffusa,
seppur in forme che sono più o meno
evolute, a seconda del grado d’istruzione di chi sta leggendo.
Solitamente la lettura accademica si presenta come una necessità: io
leggo un testo perché devo studiarlo (ad
esclusione, logicamente di chi fa della lettura un lavoro, in tal caso il
lettore VUOLE studiare uno specifico argomento) questo significa che mi
concentro su aspetti diversi da quelli emozionali: la lettura-studio si
intraprende per acquisire dei concetti, implica un profondo esercizio dell’attenzione
e maggior sforzo della memoria che
raccoglie dalle pagine le informazioni e, a seconda dei casi, le elabora in
funzione di uno scopo specifico (esercitazioni, esami, interrogazioni).
Spesso la lettura accademica interessa testi poco coinvolgenti come i
manuali, i quali (lo dice anche il nome) hanno uno scopo prevalentemente didattico
e nozionistico, per cui lo stile di
lettura accademico appare “diverso” da qualsiasi altro anche a causa dei supporti materiali sui
quali si esplica. Ha inoltre dei tempi e delle scadenze, che fanno sì che l’aspetto
coercitivo delle lettura prenda il sopravvento rispetto a quello formativo.
Tante volte, prima a scuola e poi
all’Università, ci hanno propinato poesie
da imparare a memoria, testi letterari da analizzare per cercare di
comprenderne lo stile, interi volumi (questo vale in particolar modo per chi ha
affrontato studi umanistici) di classici da “studiare”. Ma, in questo modo, troppo
occupati a scovare un enjambemant, o a cercare assonanze e consonanze tra un
determinato testo e la produzione letteraria ad esso coeva, non ci siamo fatti prendere dalla sua
intrinseca bellezza e dai suoi significati, lo abbiamo soltanto studiato, ma
non lo abbiamo davvero letto.
Proviamo a rileggere, senza
secondi fini, un sonetto foscoliano, un canto della Divina Commedia di Dante
Alighieri, o un capitolo dei Promessi sposi manzoniani, immergiamoci nelle pagine di filosofi
come Platone o Nietzsche godendo della forma e della sostanza, espressa
dalle loro parole, e lasciamo che
i concetti e le immagini maturino in noi, diventando uno ktema es aei (un possesso perenne, cfr. Tucidide…). Questo vale anche per le materie meno umanistiche
e più scientifiche, le nozioni non vanno solo memorizzate, vanno comprese (dal
latino comprehendo = abbraccio) e interiorizzate; tanto per intenderci, non mi
serve imparare a memoria un manuale di anatomia o tutto il codice civile, se poi
non riesco a interpretarli, e l’interpretazione nasce sempre da una fruizione
partecipata di ciò che stiamo studiando .
Solo in questo modo, la lettura accademica non sarà una semplice
raccolta di nozioni da sfoggiare al momento opportuno…
P.S. Una lettura accademica mal fatta può diventare una
lettura annoiata, o distratta, e può
avere anche degli effetti collaterali di tipo fisico: capita di frequente
infatti che questo stile di lettura si accompagni ad un bisogno compulsivo di fare altro (stare
al computer o davanti la TV, fantasticare, mangiare…)
È
necessario porsi delle scadenze e degli obiettivi durante i nostri studi, ma
non dobbiamo neanche forzare la mano; studiare deve essere un arricchimento e
non soltanto un fastidioso obbligo ingrassante… (anche se tante volte, non è
facile…)
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