Una delle principali caratteristiche delle opere narrative della
letteratura italiana post sveviano-pirandelliana è una
tendenza latamente metanarrativa.
Le narrazioni non si concentrano solo sulla trama ma riflettono
in modo più o meno palese e stratificato su sé stesse e sui loro scopi.
Questo atteggiamento può spiazzare (addirittura
infastidire) il lettore visivo,
concentrato sul plot e sui suoi sviluppi, e consacra le parole a rimanere
principalmente costruzioni di carta,
pressoché intraducibili, se non a
scapito del loro significato più
profondo, in immagini o scene che possano avere piena vita fuori dalla
pagina e fuori dalla testa dei lettori.
Ben inteso, la metanarrativa non è un difetto né tantomeno un cervellotico
eccesso delle opere della letteratura
contemporanea: è una loro possibile peculiarità, che non le impoverisce, ma ne
rivela la vocazione prevalentemente e intensamente grafica e meditativa.
Due vite, di Emanuele Trevi (Neri Pozza Bloom), vincitore
del premio Strega 2021, appartiene a questa tipologia di opere squisitamente
letterarie e metanarrative.
La breve narrazione romanzesca di Emanuele Trevi prende il via
dall'evocazione delle figure di due suoi cari amici prematuramente scomparsi:
Rocco Carbone e Pia Pera, entrambi scrittori.
Due vite è un romanzo di amicizia che
sull'amicizia si fonda e per amicizia è
scritto. In esso, attraverso le parole dell'amico superstite rivive
il rapporto di dei tre autori.
Un rapporto tra tre giovani universitari che diventano adulti,
le cui vite si incrociano e si allontanano. Ma che rimangono sempre
profondamente legati.
Quella di Trevi è una
scrittura piana, costruita sui ricordi, con uno scopo rievocativo che si
insinua tra le pagine per disvelarsi pienamente e dichiaratamente
ai lettori.
La scrittura è di fatto un esercizio resuscitante che ha un
ruolo fondamentale nel perpetrare una delle due vite che ci sono assegnate.
La prima è quella biologica interrotta dalla morte terrena, la
seconda prende corpo nei ricordi, ed è
qui che entra in gioco la coscienza metanarrativa dell'autore. I ricordi
sono anch'essi mortali, fatti di sangue e carne, destinati a sbiadirsi e
dissolversi con i testimoni che ne sono detentori, ma se questi sono fissati
sulla carta perdono la loro inconsistente deperibilitá e divengono cose vive e
sempre presenti davanti a chi le rievoca e a chi le legge: una foscoliana garanzia di immortalità che trasforma la
corrispondenza d'amorosi sensi in storie condivise con i lettori .
È la scrittura che immortala davvero le persone, perché ne fissa la transitorietà e i
cambiamenti e ne consegna il ricordo ai
posteri.
Due vite è
un romanzo breve, come è breve
qualsiasi vita terrena rispetto all'eterno fluire del tempo, ma consegna
ed eterna sulla carta liberatrice e
racconta al lettore, che lettore deve essere e non spettatore, delle verità
intangibili e perturbanti fatte di vita, di infelicità di amicizia che non
muore con chi se ne va ma rimane per sempre.
È una lettura difficile nella sua apparente scorrevolezza, perché non racconta, piuttosto
resuscita.
Ed è proprio questa la
sua splendida, incontestabile, consapevole forza.
Letizia Magro
Nessun commento:
Posta un commento