In
tutte le migliori famiglie si instaurano dei momenti di riflessione, per
cercare di analizzare quali sono i punti deboli del percorso che si sta
affrontando, e impegnarsi per migliorare o modificare le strategie che si sono
adottate, e che forse, sono risultate poco efficaci...
Sembra
un discorso ospedaliero, ma la verità è che è un po' difficile metaforizzare
cosa è successo nella seconda riunione del Patatè, avvenuta lo scorso 7
dicembre...qualche defezione giustificata (il 7 dicembre è pur sempre vigilia
di festa...), qualche promessa non mantenuta, qualche faccia nuova
interrogativa e incuriosita...e un serpeggiante sussurrio, che palesava un
piccolo doloroso fallimento: quasi nessuno aveva letto il suo classico... Gli
elementi c'erano tutti per smontare baracche e burattini e tornare indietro, al
porto dal quale questa piccola avventura è cominciata...ma sarebbe stato uno
sbaglio: meglio sedersi tutti attorno ad un tavolo e porci delle domande,
rischiando di andare un po' fuori tema, ma cercando di chiarirci le idee sul
perchè di quello che, fino a questo momento, potrebbe sembrare "un
fiasco".
Di
fatto abbiamo divagato, e parecchio, complici anche le new entry incuriosite
dalla nostra iniziativa; abbiamo fantasticato colorando i nostri interrogativi
di "Se", di "Forse" e di "Ma", ma poi abbiamo
magicamente ritrovato la nostra bussola ponendoci forse la più scontata ma
anche la più necessaria delle domande: "Perché i classici che avevamo
proposto, brevi e non particolarmente impegnativi, non sono stati letti o
riletti dai presenti? Perché ci siamo bloccati davanti alle loro vetuste e
affascinanti pagine?"
È
venuta fori una piccola grande verità, che era in fondo quella che speravamo di
scardinare: queste pagine fanno un po' paura, la parola classico fa un po'
paura, quasi fosse sinonimo di auctoritas
sulla quale non si ha il diritto di divagare e di sognare, perchè quelle pagine
sono state indagate, scandagliate, interpretate e quasi denudate da critici su
critici, per cui il nostro pensiero e più ininfluente di una goccia d'acqua che
scivola isolata nel mare.
Fuori
dalla scuola e dall'accademia il classico non serve a nulla, su di lui è stato
detto e scritto tutto, e quel TUTTO, sintetizzato nei manuali di scuola o
peggio nei deliri di qualche accademico,
per una persona di cultura media è servito per farsi interrogare o per
svolgere un esame durante la sua carriera scolastica.
È
vero, il classico non serve a nulla, non ha una funzione pratica, e questa sua
presunta inutilità è stata duramente accentuata dal sistema scolastico e
accademico. Perché scuola ed università sono fatte da esseri umani, e gli
esseri umani talvolta smarriscono il senso della bellezza perdendosi dietro al
nozionismo altrui...eppure quella bellezza è sempre là, e basta poco per
riappropriarsene: una lettura ingenua e senza pregiudizi, che metta al centro
le emozioni che suscita un libro hic et
nunc...senza pensare che quelle pagine le ha scritte Kafka, Puskin o
Voltaire. Ci piacerebbe che succedesse questo, non pretendiamo di fare i
professori o i critici accademici... vogliamo essere liberi pensatori che in
queste prime tappe del nostro viaggio, riscoprono senza vincoli, e in
un'atmosfera calda e amichevole, alcune
pagine definite classiche perché hanno superato le barriere del tempo,
racchiudendo in sè stesse delle emozioni infinite e sempre vive, che hanno
bisogno di noi, e della nostra serena ingenuità per continuare a vibrare, e non
devono cristallizzarsi nella furia intellettualoide della critica strutturata e
strutturante...
Ci
penseremo su, forse ci inventeremo una gara...ma non molleremo...questa pagina
del diario di bordo non sarà quindi l'ultima del nostro viaggio, che non è
certamente semplice...ma che vuole approdare a qualcosa di bello...
Alla
prossima amici!
L.M.
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