Letture che non t’aspetti (non è vero)
Ci sono libri che non ti aspetti, ai quali ti accosti per curiosità,
scommettendo che ci troverai la fregatura, l’inganno, la magagna.
Libri che non credi possibili, i cui autori ti sembrano improbabili,
improponibili, perché non rispondono ai tuoi canoni letterari.
In realtà, che l'opera prima di Lauro De Marinis Sono io Amleto, (Rizzoli,
2019) non fosse esattamente una fregatura, me
l’aspettavo. È ormai dallo scorso festival di Sanremo che seguo distrattamente
ma con una certa curiosità la carriera musicale del suo autore, noto ai
più come Achille Lauro, e mi sono resa conto, dal primo ascolto di Roll’s
Royce, passando per 1969, e continuando con tutto ciò che è
venuto dopo, che il lavoro di Lauro, è sostenuto da una precisa e meticolosa
poetica, che può essere più o meno condivisibile, ma è chiaramente
riconoscibile ed è soprattutto artisticamente affascinante e ricca di
riferimenti metaforici ed evocativi.
Chiaramente il grande amore di Lauro è la musica, ma al ragazzo piace
giocare con le parole, si diverte ad evocarne il potere emozionale, ne
percepisce la forza iconografico e la spinge al massimo.
Sono io Amleto è un esperimento a parer mio abbastanza ambizioso, in cui si intrecciano
letterature, arti figurative e musica. Ma soprattutto, a conti fatti, è un
esperimento riuscito.
Biografia e mito personale, due facce della stessa medaglia
L'opera prima di Achille Lauro è stata concepita e costruita dal suo autore
come un percorso in cui la musica salva. Il ragazzino che racconta la sua
storia di graduale redenzione verso e attraverso l’arte conosce, per sua
scelta, tante forme di degradazione senza mai esserne totalmente
risucchiato.
La chiave di lettura dell’esemplarità nel negativo è relativamente
difficile da adottare ed accettare, per cui almeno nella sua prima parte la
vicenda del giovane Lauro va letta e interpretata come un’esperienza che varca
il limite, in cui sono messi in scena il coraggio o l’incoscienza di spingere
al massimo le contraddizioni della propria adolescenza che contiene in se
stessa i semi di una singolare maternità.
L’esperienza bordeline di Lauro è in fondo la sublimazione di tutte
le trasgressioni adolescenziali, la loro esasperazione; per questo l’adulto
medio probabilmente non l’approva, ma se si immerge nella lettura, facendosi
guidare dalla forza espressiva di ogni singola espressione, riesce a
comprenderla (comprehendo, alla latina, non significa solo capisco,
stiamo attenti) nella sua complessità.
L’autobiografia romanzata è di fatto racconto metaforico di formazione che
muove dalle tonalità sfaccettate e multicolori e dall’indistinto magma delle
emozioni adolescenziali fino alla loro ricomposizione e redenzione per e
con l’arte.
Forme multiformi
La forma di Sono io Amleto non è quella del romanzo
classico, è piuttosto un cangiante ibrido in cui poesia, prosa e scena
teatrale si innestano tra loro, e si arricchiscono di immagini e di sfondi
evocativi ed esplicativi. Dare quindi una definizione di genere è praticamente
impossibile, perché in ogni singola pagina quest’opera sfugge alle
categorizzazioni.
Se si aggiunge anche il continuo riferimento dell’autore alle proprie
canzoni, e a come sono state concepite, è ancora più evidente lo scopo della
scrittura di essere complemento e chiarimento delle intenzioni musicali
dell’autore, in una sorta di costruzione ad incastri in cui la musica si
giustifica e si racconta, e il racconto a sua volta diventa musica.
Anche dal punto di vista grafico ogni singola pagina costituisce
un’esperienza visiva oltre che conoscitiva, in cui la scelta dei caratteri di
scrittura, il loro colore, il modo si alternarsi, non è lasciato al caso, ma
obbedisce alla volontà di costruire un’opera da leggere e da ammirare, in una
sorta di istallazione artistica perpetua e domestica, barocca e postmoderna,
musicale e cartacea.
Bello da vedere, complesso da leggere, indispensabile complemento alla
comprensione di un universo artistico e umano sui generis, Sono io
Amleto, è un’opera complessa, onirica e fascinatrice, concepita da un’anima
giovane e cosmopolita, nutrita di tante suggestioni e dotata di una sensibilità
fresca e visionaria, che vuole lasciare un segno in un’epoca fatta di
omologazione e banalizzazione.
Lauro non racconta solo la sua vita, la interpreta, la traduce in arte per
l’arte.
Il suo è un parto creativo immenso e leggero.
Un indiscutibile capolavoro contemporaneo, da vivere come tutte le opere
d’arte: senza pregiudizi.